Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
SS Apostoli Pietro e Paolo
La chiesa, che sorge nella parte alta del paese, nei pressi del Castello, è
una delle più antiche di Morano. Risale infatti forse al Mille, anche se i vari
rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli non permettono di individuare gli
elementi architettonici più antichi. Il campanile, d’epoca medioevale, si
presentava inizialmente distaccato dal resto dell’edificio ed è tuttora
arretrato rispetto alla chiesa. Risultato dei lavori eseguiti tra il 1822 e il
1886 è invece la cupola a calotta. Lo spazio interno della chiesa, attualmente a
tre navate e a croce latina, deve il suo aspetto tardo-barocco, con dichiarati
preludi al rococò, agli interventi di fine secolo XVIII. Le opere più antiche
custodite in questa chiesa risalgono al XV secolo: agli inizi del Quattrocento
sembra assegnabile il Fronte di Sarcofago (murato nella parete laterale sinistra
della sacrestia), bassorilievo su pietra appartenente alla tomba della famiglia
Fasanella, feudataria di Morano dal 1200 alla metà del ‘400. Di stile
quattrocentesco è l’affresco staccato, che si osserva nel primo altare della
navata sinistra, raffigurante la Madonna delle Grazie, proveniente dalla omonima
e diruta chiesetta, sita fuori dalle mura. Di particolare pregio è la Croce
processionale d’argento (1445), dono del sacerdote Antonello de Sassone. Il
manufatto, che rientra in un gruppo di cui fanno parte anche gli esemplari di S.
Donato di Ninea, di Nocara, di Amendolara, è ascrivibile alla produzione
argentaria napoletana, come si deduce dal punzone che si legge sulla croce di
Nocara, similissima a questa di Morano.
S. Paolo
Nelle nicchie laterali dell’altare
maggiore ed in quelle dei bracci laterali del transetto sono collocate due
coppie di statue marmoree di Pietro Bernini (1562-1629), padre di Gianlorenzo,
noto scultore barocco di origine toscana attivo a Napoli tra la fine del ‘500 e
gli inizi del ‘600. La S. Caterina d’Alessandria e la S. Lucia, originariamente
pertinenti la chiesa degli agostiniani di Colloreto, sono opere del 1592. Il San
Pietro (transetto sinistro) e il San Paolo (transetto destro), patroni
dell’omonima arcipretura moranese, sono invece del 1601. Le due coppie di
sculture testimoniano fasi diverse dell’opera del Bernini: più esuberanti le
prime, volte ad ottenere effetti pittorici e luministici della materia, più
classiche le seconde.
S. Pietro
Allo stesso secolo XVII risalgono altre due opere
scultoree: la statua lignea della Candelora (V altare, navata sinistra), che
proviene dal Convento di Colloreto ed è attribuita a Giovan Pietro Cerchiaro,
esponente dell’artigianato locale della seconda metà del Seicento e la statua
marmorea di S. Carlo Borromeo (braccio destro del transetto) attribuita ad
autore di cultura napoletana, la quale risulta inserita in un maestoso altare di
gusto tardo secentesco, ricomposto nel secolo successivo. Tra le opere
pittoriche della chiesa ricordiamo il Compianto sul Cristo morto (III altare,
navata destra) di Cristofaro Roncalli detto il Pomarancio (1552-1626), pittore
di origine toscana, attivo tra Roma e le Marche. La tela era parte integrante di
un polittico smembrato, i cui laterali, raffiguranti San Pietro e San Paolo, si
ammirano oggi nell’abside. L’opera, coronata un tempo dallo stemma
dell’Università di Morano, decorava probabilmente l’altare di Santa Maria della
Pietà, sede di una Congrega in questa chiesa e luogo pio dell’Università di
Morano. Da segnalare è pure l’Immacolata (1602) di Pedro Torres, un tempo pala
dell’altare maggiore, oggi invece in sacrestia. Belle e interessanti pale
d’altare sono quelle attribuite a Giovan Battista Colimodio da Orsomarso,
pittore calabrese aggiornato sulle novità del naturalismo napoletano del
Seicento. Le opere, datate 1666, raffigurano rispettivamente la Madonna col
Bambino in trono e quattro Santi(II altare, navata destra) e l’Adorazione dei
pastori (III altare, navata sinistra).
Santa Caterina
I rinnovamenti artistico-architettonici
che nel corso del XVIII secolo interessarono la chiesa dei SS. Pietro e Paolo,
coincidono con quelli delle altre chiese moranesi di San Nicola e della
Maddalena e sono concomitanti con la disputa che vide impegnate le tre chiese,
per il titolo di chiesa matrice e di arcipretura. A quest’epoca risalgono gli
altari marmorei, provenienti da Napoli sul finire del secolo XVIII. Gli arredi
lignei sono invece della locale bottega dei Fusco: il Leggio (1793) è opera di
Agostino; della bottega di Agostino e Mario è il Pulpito. Il Coro, in prezioso
stile rococò, è il capolavoro di questa famiglia di ebanisti, che ricorre con
sapienza e abilità di esecuzione a decori raffinati “à la page” con le novità
del rococò europeo. L’opera, iniziata da Agostino, nel 1792, venne terminata dal
figlio Francesco Mario, che ultimò la sedia presbiteriale nel 1805 insieme a un
certo Romualdo Le Rose. In alto, nelle piccole cimase, non passano inosservati i
medaglioni dipinti che simulano le decorazioni ‘a cammeo’, tipiche anche queste
del mobile “rocaille”. Sono piccoli ritratti degli Apostoli, eseguiti da Genesio
Galtieri, pittore calabrese originario della vicina Mormanno (documentato dal
1768 al 1810), collaboratore dei Fusco anche negli intagli di Santa Maria del
Gamio a Saracena.
Santa Lucia